Una conca d’acqua cristallina. Azzurro a perdita d’occhio a pochi passi dal borgo di Stifone, il paese delle sorgenti sul Nera, dove antiche vestigia romane ci ricordano pagine di storia su cui camminare in punta di piedi…

Non lo vedi facilmente dalla strada, lo svincolo per arrivare in questo luogo magico. Da Orte recandoti verso Narni devi superare il paese di San Liberato e procedere sulla via Ortana. Ad un certo punto il piccolo cartello che annuncia il paese di Stifone consiglia di rallentare il passo. La prima stradina che trovi sulla sinistra e scendi giù, un paio di curve a gomito e scorgi il letto del fiume Nera. Si, con la moto è assai più piacevole da raggiungere…

Acquamarina, azzurro intenso e blu cobalto: i colori strabilianti delle acque del Nera sono determinati anche dall'accumulo di minerali della zona
Acquamarina, azzurro intenso e blu cobalto: i colori strabilianti delle acque del Nera sono determinati anche dall’accumulo di minerali della zona – © Carlotta A. Buracchi

Un insolito giardino recintato ed una manciata di case di pietra sorvegliano il Ponte nuovo sul Nera (lo troverai citato con questo nome sulle mappe). Finestre chiuse, biancheria stesa ad asciugare e scarpe lasciate sulla soglia della porta. Silenzio. Sembra quasi di essere all’interno di una proprietà privata ed invece stai per varcare il ponte che conduce al sentiero inaugurato nel 2016 con la volontà di creare un percorso che corresse parallelo al fiume. Non c’è anima viva in questo luogo surreale dove si respira l’Umbria più autentica, quella che basta a se stessa racchiusa nel verde delle proprie foreste.

Azzurro, acquamarina e blu cobalto. A perdita d’occhio. I colori sono dati dai minerali di cui è ricca la zona, leggo. E non stupisce neppure che la zona fu al centro di una fiorente industria di lavorazione del ferro cavato dalle rocce del Monte Santa Croce. Il desiderio d’immergersi è forte, frenato dalla temperatura gelata dell’acqua: siamo dopotutto al centro di un fitto sistema di sorgenti naturali che affiorano nel piccolissimo paese di Stifone e nel tratto circostante del fiume, tra gole di roccia che ne costringono il passaggio. Una ricchezza che alimentò i mulini ad acqua medioevali e che fece del Nera uno dei fiumi più importanti dell’Italia centrale: “il Tevere non sarebbe Tevere se non ci fosse il Nera a dargli da bevere” dicono a Terni.

Ancora qualche istante prima di ripartire alla volta di Arrone. Mi colpiscono i resti di strutture che un tempo dovevano essere parte integrante del cantiere navale romano più a valle, o forse delle successive strutture medioevali. Archi di pietra e mattoni s’immergono nell’acqua cristallina e sul fondo si scorgono i basamenti di edifici di epoche passate. Difficile distinguere i secoli che qui si sono assommati come pietre, l’uno sull’altro. Certo è che ci troviamo incastonati in quello che doveva essere il cuore dell’ultimo porto fluviale prima di Roma: poco più a sud i mulini ad acqua adagiati sopra gli ambienti dove un tempo si costruivano le trireme, a nord un vecchio ponte romano che fa ombra ad altrettante vestigie. “Stifone” stesso, riferisce Rutilio Robusti, è un termine d’origine greco-pelasgica, ad indicare il luogo dove “si dovevano costruire e varare barche o zattere di legname per essere inviate verso Roma o altrove“.

Tutte pagine di storia protette dalle acque, secoli sepolti dalla vegetazione, dal silenzio. L’uomo qui è arrivato in punta di piedi, senza disturbare, senza deturpare. Ammirando il passato e lasciandosi cullare da ciò che ne resta. A noi l’invito a fare lo stesso…